Galileo! Galileo!
Oggi parliamo di inquadratura, o meglio, di modi diversi di inquadrare...naturalmente secondo l'esperienza di chi scrive.Il metodo che uso prevalentemente io è quello dei mirini Galeiliani. Il mirino Galeiliano è un sistema semplice ed economico, di solito un paio di lenti posizionate vicino all'asse dell'obiettivo, che simulano una sola inquadratura. Per adattarsi ai cambi di obiettivo, sulle macchine che lo prevedono, ha delle cornici luminose che cambiano a seconda dell'ottica montata, come avviene ad esempio sulle nobili Leica.Lo svantaggio (o differenza) di questo tipo di mirino è presto detto: nei soggetti troppo vicino all'obiettivo c'é il problema della parallasse (il mirino è poco più in alto dell'obiettivo) e sebbene molte macchine prevedono una correzione del campo inquadrato abbinato alla messa a fuoco il sistema non è precisissimo; inoltre quando si lavora con focali molto lunghe le cornici prendono solo una piccola parte del campo inquadrato, mentre con grandangoli spinti si arriva a dover montare dei mirini esterni che simulino l'inquadratura ampia che quelle lenti offrono.Ma allora perché dovremmo utilizzare un sistema così pieno di controindicazioni quando i mirini reflex o elettronici ci danno un inquadratura così facilitata e precisa?I mirini Galeiliani sono in realtà molto luminosi e "semplici" nel loro utilizzo e si adattano molto bene ad un tipo di fotografia con ottiche normali o lievemente grandangolari. Il fatto che riusciamo a vedere più di quello che inquadriamo ci aiuta a comporre, perché riusciamo ad immaginare PRIMA se qualcosa può entrare e uscire dall'inquadratura. Per capire questo concetto vi basta pensare a come molti usano le ottiche zoom: zoomano avanti e indietro (spesso perdendo il momento) per capire un concetto che chi usa questo tipo di mirino conosce alla perfezione.Comporre in questo modo è tutto un altro modo di vedere e analizzare la realtà che abbiamo di fronte a noi.Nel tempo ho fatto di questo sistema di inquadratura il mio preferito, tanto che varie delle mie macchine hanno un mirino di questo tipo e a seconda dell'uso (personale o lavorativo) posso sempre e comunque ritrovarmi a lavorare in questo modo.Vediamo un esempio di inquadratura: è subito chiaro che possiamo avere immediatamente un idea di cosa possiamo includere o escludere semplicemente ruotando la macchina o alzando la camera, o allontanandosi, avvicinandosi, eccetera...non è impossibile immaginare ad esempio la sola testa circondata e centrata nella corona di piante con il sole in alto, giusto per fare un esempio.Con la reflex, o con i mirini elettronici questo non avviene, ci viene precluso tutto ciò che non inquadriamo. Per semplificare le cose eccovi una simulazione dal vivo di come ragiono quando faccio un inquadratura:[gallery type="square" columns="2" ids="4033,4034,4035,4036,4037,4038"]Questo metodo, col tempo, ci aiuta a comporre in maniera veloce e differente. Ci porta a prestare attenzione agli angoli della fotografia e non solo al centro, o alla zona attorno alla posizione del sensore AF, e col tempo cambia in modo personale la nostra percezione e il nostro stile, tutto con macchine tendenzialmente più piccole e leggere, grazie all'eliminazione del pentaprisma necessario per la reflex, che comporta ben altri vantaggi di cui discuteremo in un altro post.Diventa particolarmente utile quando vogliamo fotografare scene complesse, con molti elementi in gioco, ad esempio nella fotografia di strada.
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